Empatia: comprendere le emozioni ed i sentimenti altrui....

Il termine "empatia" deriva dall'inglese "empathy", vocabolo a sua volta derivante dal tedesco "Einfühlung", il cui significato originale fa riferimento al processo coinvolto nell'apprezzamento del bello artistico e naturale. In questo processo si riteneva che la persona proiettasse se stessa nell'oggetto della sua contemplazione, percepito appunto come bello. Il termine inglese "empathy", coniato da Titchener agli inizi del ‘900 indicava quel processo attraverso il quale gli esseri umani tendono ad "umanizzare" gli oggetti, attribuendo a questi ultimi sentimenti e valori tipicamente umani. Inizialmente il termine "empatia" faceva dunque riferimento all'utilizzo dei sentimenti per comprendere gli oggetti non animati; successivamente questa valenza venne estesa ad opera degli psicologi agli altri esseri umani, acquisendone il significato odierno.

 

Ai nostri giorni per empatia intendiamo la capacità di un essere umano di percepire lo stato d'animo ed i sentimenti di un'altra persona, realizzando quindi una sintonia emotiva nei suoi confronti, la quale permette di condividerne i vissuti interiori e le emozioni. L'empatia è la focalizzazione sul mondo interiore di un'altra persona, caratterizzata dalla capacità di intuire ciò che si sta muovendo in essa, percependo le sue emozioni ed i suoi stati d'animo autentici, spesso differenti da quelli espressi verbalmente e gestualmente. L'empatia è un contatto emotivo diretto tra due esseri umani, capace di sintonizzare i loro vissuti interiori in modo del tutto indipendente dai loro schemi mentali e percettivi. Semplificando i concetti appena espressi si potrebbe dire che l'empatia consista nel sapersi mettere nei panni dell'altro, nel comprendere dunque ciò che l'altro sta provando dentro di sé, trascurandone le manifestazioni comportamentali esteriori che non necessariamente rispecchiano i vissuti interiori.
Oltre alla immedesimazione nell'altro e alla comprensione profonda del suo punto di vista, l'empatia trova espressione anche nella capacità di mantenere durante l'intero processo di sintonizzazione emotiva il proprio punto di vista, i propri valori e le proprie emozioni. La fusione empatica non provoca la perdita dei propri punti di riferimento e dei propri sentimenti per realizzarsi; la comprensione dell'altro si realizza mantenendo costantemente la consapevolezza di se stessi e del proprio punto di vista. L'autocontrollo non viene mai a mancare e i sentimenti dell'altro vengono compresi e condivisi senza tuttavia sostituire i propri. Pensiamo per esempio ad un infermiere che condivide con un malato il suo stato d'animo: se egli si lasciasse sopraffare dalle sofferenze del suo assistito finirebbe per negativizzare il suo stato d'animo e rischierebbe di peggiorare ulteriormente quello del paziente.

 

L'empatia è esente da critiche, giudizi o valutazioni di alcun genere dell'altro; la condivisione di sentimenti ed emozioni avviene in un clima del tutto neutrale e spontaneo, il quale non produce alcun tipo di giudizio morale o normativo. Non c'è giusto e non c'è sbagliato, non vengono introdotte direttive e il fulcro dell'attenzione è esclusivamente l'esperienza emotiva interiore. Esperimenti recenti hanno permesso di estendere ulteriormente il concetto di empatia allargandolo anche alla capacità di percepire il dolore fisico delle altre persone. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del University College di Londra ha messo in luce come la capacità di apprezzare il dolore fisico degli altri venga elaborata dalle stesse aree del cervello utilizzate per elaborare il dolore percepito personalmente. Se ne può dedurre che il dolore altrui, quando vissuto in maniera empatica, sia molto simile al dolore percepito su di sé. Un fenomeno di questo genere accade frequentemente tra madre e figlio: quando il figlio soffre per qualche motivo anche la madre è in grado di provare le stesse sensazioni negative.

 

E' bene a questo punto specificare che l'empatia non fa riferimento esclusivamente ad esperienze e sentimenti di tipo doloroso; essere empatici significa saper condividere con un'altra persona qualsiasi tipo di vissuto, positivo o negativo che sia. Una seconda puntualizzazione che crediamo sia giusto fare riguarda la differenza tra compassione ed empatia. Capita frequentemente che i due termini vengano usati in modo indifferente, tuttavia il loro significato è diverso. La compassione si verifica quando si prova pena per una persona, a causa per esempio della sua condizione sociale od economica, anche in assenza di un legame emotivo con essa che possa portare alla condivisione dei suoi vissuti interiori. L'empatia non va neppure confusa con la simpatia o con gli altri sentimenti di natura positiva che possono essere provati nei confronti delle altre persone: essa prescinde dall'esistenza di tali sentimenti positivi, tant'è che è possibile provare empatia anche per un criminale, per esempio.

 

Fonte

L'empatia può essere appresa ed insegnata

 

Stiamo vivendo un momento rivoluzionario nella scienza del cervello. Fino ad oggi infatti nessuno aveva osato mettere in discussione il dogma secondo il quale le connessioni cerebrali sono impossibili da modificare dopo i cinque anni di vita in realtà il cervello è molto più plastico di quanto si pensava.
Alcuni ricercatori della Università del Wisconsin-Madison il 26 Marzo hanno pubblicato un interessante studio su Public Library of Science One, che dimostra che
l'empatia può essere appresa ed insegnata, allo stesso modo in cui si può imparare a giocare al calcio o a suonare il piano. 

 

Come si fa? Attraverso la meditazione. Lo studio ha usato la risonanza magnetica funzionale(fMRI) per studiare 32 soggetti, di cui la metà erano degli esperti di meditazione, ovvero monaci tibetani, ed altri dei soggetti che si dedicavano alla meditazione da poco tempo.
A tutti sono stati fatti ascoltare dei suoni capaci di risvegliare le emozioni (
ad esempio un bambino che ride o una donna che urla). E' stato così scoperto che l'insula (l'area vicina alla porzione frontale del cervello,responsabile della rappresentazione corporea delle emozioni) era particolarmente attiva negli esperti. L'insula è estremamente importante per comprendere le emozioni espresse dal corpo, come palpitazioni e pressione sanguigna, e nel rendere queste informazioni disponibili ad altre parti del cervello.
Anche la giuntura temporale-parietale destra (
area specializzata nella comprensione degli stati emotivi dell'altro) era assai più attiva negli esperti che nei 'novizi'. Questo non significa che possiamo trasformare un bullo di periferia in un Gandhi, ma la buona notizia sta nel fatto che possiamo provare ad insegnargli come essere gentile e empatico verso gli altri. Inoltre, dicono i ricercatori, questa scoperta può essere utile per prevenire la depressione, dal momento che dimostra che i pensieri e le emozioni possono essere regolate attraverso la pratica della meditazione.

Fonte: Scientific American Science Daily

                      

Socializzazione e testosterone

Le donne esprimono più empatia degli uomini perché hanno, per natura, bassi livelli di testosterone. Uno studio pubblicato su Pnas, nato dalla collaborazione tra le università di Utrecht e Leiden (Olanda), Cape Town (Sud Africa) e Cambridge (Regno Unito), rivela come l’ormone maschile possa incidere sul cervello non solo durante il suo sviluppo, ma anche in fase adulta, nell’interazione sociale.

Percepire lo stato d’animo dell’altro è una delle definizioni di empatia. Questa abilità è per lo più inconscia ed è una delle componenti della socializzazione. Forse tutti sanno, per credenza popolare, che le donne sono più portate a provare empatia. Recenti studi hanno attribuito capacità empatiche anche a piccoli animali (vedi articolo di BrainFactor del 16 Aprile 2010).

Ma quali sono le basi biologiche di questo fenomeno comportamentale?

Per rispondere, partiamo da una importante diversità chimica tra uomo e donna: il livello di testosterone. Questo ormone, definito maschile perché presente in maggior quantità nell’uomo, influenza lo sviluppo del cervello e il suo comportamento sociale nell’adulto. I livelli di testosterone prenatali possono essere dedotti nell’adulto dal rapporto tra la lunghezza del dito indice e anulare della mano destra (2D:4D,uguali nella donna e diversi nell’uomo).

Il ricercatore Jack van Honk e colleghi hanno trovato una correlazione tra il grado di empatia e queste due differenze. Durante lo studio, 16 donne hanno eseguito un test che misura l’abilità di percepire lo stato mentale di una persona osservando i suoi occhi (RMET, Reading the Mind in the Eyes Test).

Se prima del test alle partecipanti viene somministrato testosterone in pastiglie, l’abilità empatica risultante dal test diminuisce del 75%. Questi dati, aggiunti alla correlazione tra una poca empatia e un valore 2D:4D vicino a quello maschile di alcune partecipanti, hanno così confermato un ruolo del testosterone nell’intelligenza sociale.

Il professor Coehn, coautore dello studio, commenta questi risultati affermando che “contribuiscono alla nostra conoscenza di come piccole differenze ormonali possano avere effetti di vasta portata sulla nostra mente”. Mente che può subire effetti anche negativi in seguito ad una eccessiva influenza, come avviene nella patologia dell’autismo.

L’autismo colpisce decine di milioni di persone al mondo. La difficoltà dei soggetti autistici  di interagire e socializzare con gli altri è uno dei sintomi comportamentali più evidenti, reso celebre dall’interpretazione da oscar di Dustin Hoffman in Rain Man. Diversi studi scientifici hanno supposto che un cervello “estremamente maschile”, che è stato esposto ad alti livelli di testosterone durante lo sviluppo, potrebbe avere un alto rischio di sviluppare forme di autismo.

La statistica, del resto, mostra che la malattia ha un’incidenza maggiore di quattro volte nella popolazione maschile, che naturalmente ha livelli di testosterone più alti di quelli presenti nelle donne. Questo nuovo studio, quindi, è un ulteriore tassello per conoscere gli effetti fisiologici e psichici del testosterone e sviluppare nuove strategie di cura e prevenzione contro l’autismo.

E tu quanto sei empatico?

Se “gli occhi sono lo specchio dell’anima”, allora lo sguardo è il punto di misurazione efficace dell’empatia nel test RMET. Nel link sottostante (Eyes test) trovi il libretto di istruzioni e 36 immagini della regione visiva di altrettante facce.

Le regole del RMET sono semplici (ma purtroppo in inglese). A ciascuna immagine che ritrae uno sguardo sono abbinati quattro aggettivi, che descrivono diversi stati d’animo. Il test consiste nella scelta di un aggettivo tra i quattro, che corrisponda all’emozione che quello sguardo ci comunica. In caso di incertezza sul significato dell’aggettivo proposto dal test, è possibile consultare le definizioni contenute nelle istruzioni, in cui sono reperibili anche le risposte esatte.

Referenze

 

Articolo di Alessandra Gilardini, PhD

Fonte: http://www.brainfactor.it/index.php?option=com_content&view=article&id=465:socializzazione-e-testosterone-lempatia-e-donna&catid=8:neurobiologia&Itemid=3

 

 

 

                                                                                            18 marzo 2013