Farmaci

La parola farmaco deriva dal greco pharmacon", che significa veleno.Il farmaco è una sostanza chimica che va a modificare una qualche funzione biologica del nostro organismo e da cui nascono degli effetti terapeutici.
In natura non esistono veleni e/o farmaci; la stessa sostanza, in base alla dose di utilizzo, può comportarsi da farmaco, e quindi svolgere un’azione benefica, o da veleno, e quindi svolgere un’azione dannosa (alle volte addirittura letale).
Per ogni principio attivo si può definire la cosiddetta dose efficace
(D.E.), responsabile dell’effetto terapeutico: è la più piccola quantità di farmaco che svolge un’azione terapeutico-curativa. La D.E., per essere cosiderata tale, deve essere efficace almeno sul 50% degli individui su cui viene testata.
Viceversa, la dose letale (D.L.) è la dose che uccide l’uomo. Per ovvi motivi, non può essere stabilita in vivo e per verificare la quantità di principio attivo che può risultare letale vengono utilizzate cavie animali.
In questo modo si ottengono informazioni anche sul livello di tolleranza relativo all’uomo.Si può dedurre che un uso improprio di farmaci può provacare danni irreparabili e nei casi più gravi la morte.
E’ molto importante assumere il farmaco sempre sotto controllo medico e/o sotto consiglio del farmacista, ricorrere al farmaco solo quando se ne ha un effettivo bisogno e non abusarne nel modo più assoluto.

  

E' bene tener presente che esistono 3 categorie di farmaci, divise in classe:A,B e C.

I farmaci di classe A sono i farmaci salvavita e vengono concessi gratuitamente (salvo aver fatto l'esenzione presso la ASL);

quelli di classe B sono farmaci concedibili il che significa che non vengono dati grauitamente, ma occorre una piccola compartecipazione di spesa.

La categoria C , invece, include i farmaci che non hanno nessun supporto scientifico, pertanto, chi desidera acquistarli, li paga per intero.

 

Pertanto, gli unici farmaci esenti (dal pagamento, s'intende) sono quelli appartenenti alla fascia A

 

Piccola nota informativa tratta  dall'Accademia della Crusca:

 

Il termine bugiardino, utilizzato per indicare il foglietto illustrativo che accompagna i farmaci, è una formazione semanticamente e morfologicamente trasparente, sulla base dell’aggettivo bugiardo con il suffisso del diminutivo –ino, adatto sia in riferimento alle dimensioni dell’oggetto sia per attenuare con una vena di ironia l’appellativo di bugiardo.Qualche indizio potrebbe farci ipotizzare che il nome sia nato da un uso nominale dell’aggettivo bugiardo: in Toscana, per la precisione in area senese.

Non c’è dubbio che questo nome voglia puntare l’attenzione sulle prerogative di queste particolari “istruzioni per l’uso” che, soprattutto negli anni di boom della farmacologia, tendevano a sorvolare su difetti ed effetti indesiderati del farmaco per esaltarne i pregi e l’efficacia. Non erano quindi vere e proprie “bugie” quelle che vi si potevano leggere, ma nell’insieme il foglietto risultava un “bugiardino” che diceva piccole bugie o, meglio, ometteva informazioni importanti ma che potevano essere compromettenti per il prodotto.

Negli ultimi anni, grazie a restrizioni legislative che hanno imposto regole più rigide per la compilazione dei foglietti illustrativi e anche grazie ad una maggiore attenzione dei consumatori nell’assumere farmaci, siamo  arrivati ad ottenere che siano riportate sul bugiardino tutte le notizie importanti riguardo al farmaco.

 

Pertanto se ancora oggi c'è chi vi dirà che nel bugiardino ci sono solo false notizie(lo dice il nome stesso)...è solo una persona che è rimasta un pò indietro col tempo . 

Il bugiardino va letto con attenzione, ma con un certo distacco. Non è infrequente, infatti, l'eventualità che un paziente un po' ipocondriaco possa sentirsi tutti o molti dei sintomi citati o degli eventuali effetti collaterali.

Qualcuno può sentirsi intimorito da possibili voci troppo tecniche, eppure anche questo sta cambiando.
Le voci più importanti

  • La prima voce che si incontra nel bugiardino è quella della composizione. Sotto questo titolo vengono elencate le caratteristiche del farmaco: il principio attivo e gli eccipienti. Il principio attivo è la sostanza curativa vera e propria. Gli eccipienti, invece, sono sostanze aggiuntive, che solitamente vengono adoperate per legare le molecole, oppure per rendere di sapore meno cattivo il farmaco o ancora per confezionare compresse e capsule.
  • Le indicazioni spiegano invece per quali malattie o condizioni è utile e viene somministrato il farmaco. Le indicazioni possono essere più o meno numerose a seconda se il tipo di farmaco utilizzato ha uno spettro d'azione più o meno ampio. Alle indicazioni fanno da controaltare le controindicazioni, cioè tutti quei motivi per cui il farmaco è proibito.
  • Altra voce rilevante è quella che spiega le precauzioni d'uso (o d'impiego). Sotto questa voce vengono indicate tutte le condizioni in cui si può assumere il farmaco oppure no.
  • Le interazioni invece elencano tutti i farmaci, gli alimenti, le bevande che possono inficiare l'efficacia del farmaco oppure che possono addirittura arrecare danno all'organismo se assunti insieme al farmaco (ad esempio come alcuni tipi di verdure per la terapia anticoagulante).
  • La posologia fornisce indicazioni su come (ad esempio disciolto in acqua, se si tratta di bustine), quando (prima o dopo i pasti oppure ogni quanto tempo) e quanto farmaco (in grammi o milligrammi e/o millilitri) bisogna assumerlo.

Gli effetti indesiderati sono le condizioni e/o i disturbi che possono insorgere assumendo il farmaco in questione e possono andare da un semplice mal di testa, alla nausea, alle vertigini, fino ad arrivare a disturbi organici e/o funzionali a seconda dell'azione e dell'aggressività del farmaco stesso.

 

Alcune   Fonti da cui sono tratte le informazioni sui farmaci che vengono riportate nelle pagine seguenti sono : 
http://www.torrinomedica.it/farmaci/schedetecniche/indiceschede/indiceschede.asp

 
http://www.paginesanitarie.com/skfarmaci/farmacialfaba.htm

 

Come si cura il disturbo bipolare ?

 Mentre non si conosce una cura definitiva per il Disturbo Bipolare questa è tuttavia una patologia ben trattabile che si può tenere sotto controllo. I farmaci giocano un ruolo fondamentale nella cura delle persone affette. Cure di mantenimento con uno stabilizzatore dell’umore riducono il numero delle crisi gravi nella maggior parte dei pazienti, anche se si possono manifestare episodi maniacali e di depressione che richiedono trattamenti specifici. In aggiunta ai farmaci sono fondamentali la psicoterapia, la terapia cognitivo-comportamentale, la terapia familiare, ai fini di aiutare le persone a riconoscere il disturbo ed a sviluppare la capacità di fronteggiare le cause che possono innescare il disturbo.

Farmacologicamente

Potrebbero rendersi necessarie, durante l’evoluzione del disturbo, modifiche nella dose o nel tipo di farmaci così come modifiche nel metodo di cura.
I farmaci usati comunemente per curare gli episodi maniacali del disturbo bipolare si chiamano stabilizzatori dell’umore e comprendono il litio ( Carbolitium ) e il valproato di sodio (Depakin).
Altri farmaci anti convulsivanti sono usati per curare la mania come la lamotrigina (Lamictal) e la carbamazepina (Tegretol) e il topiramato ( Topamax).

 La mania può anche essere curata con i farmaci antipsicotici. Questa classe comprende l’olanzapina ( Zyprexa).
A causa del rischio di passare ad una fase maniacale i medici spesso prescrivono un antidepressivo solo dopo che la persona prende una dose terapeutica di uno stabilizzatore dell’umore.
Le ricerche suggeriscono che gli stabilizzatori dell’umore possono proteggere dal passaggio dalla depressione alla mania.
Per quanto riguarda gli antidepressivi, alzano il tono dell’umore e portano ad un comportamento più attivo, ma occorrono tre o quattro settimane prima che siano efficaci.
Spesso diversi antidepressivi, con diversi dosaggi, vengono provati prima di trovare il farmaco che dia i migliori risultati adatti allapersona.

 

Tutti i farmaci hanno effetti collaterali.


Farmaci diversi producono effetti collaterali diversi e le persone differiscono nella gravità degli effetti collaterali indotta dai farmaci. Gli effetti collaterali possono spesso essere ridotti cambiando la dose del farmaco, passando ad un altro farmaco, o curando in modo specifico l’effetto collaterale indesiderato.
Giusto come le persone rispondono in modo molto variabile ai diversi farmaci, anche gli effetti collaterali che si possono sperimentare variano molto, e alcuni possono non avere alcun effetto collaterale. Inoltre, anche se qualcuno ha problemi di scarsa tollerabilità con un farmaco, non è detto che abbia problemi con un altro. Certe strategie possono aiutare a prevenire o minimizzare gli effetti collaterali. Lo psichiatra può iniziare con dosi basse e aggiustare la dose del farmaco a dosi più alte con incrementi progressivi. Sebbene questo possa significare aspettare più tempo prima di poter vedere se il farmaco funziona o meno, la strategia degli incrementi lenti permette di minimizzare la possibilità di insorgenza di effetti collaterali. Col litio, valproato e carbamazepina è molto importante dosarne i livelli nel sangue per essere certi di ricevere la giusta dose di farmaci, ma non più di quella necessaria. Se si verificano effetti collaterali, la dose del farmaco che li ha prodotti può essere ridotta progressivamente fino ad eliminarli, ma se il medico ritiene necessario quel farmaco a quelle dosi, a volte si sceglie di continuare la terapia aggiungendo un altro farmaco per attenuare gli effetti avversi.
E’ fortemente raccomandato che il 'paziente' possa discutere le sue preoccupazioni sugli effetti avversi e ogni altro problema col suo psichiatra, affinché tali problematiche possano essere tenute in considerazione nel progettare un piano di trattamento individuale.


------------------------GLI PSICOFARMACI----------------

 

 

 

Riporto quest'articolo,   in quanto

concordo pienamente con quanto scritto.

 

Mabiem 

                                       ------------%-------------
Utili
Gli psicofarmaci costituiscono senza dubbio un utile e potente strumento nel trattamento del disturbo bipolare, se usati con parsimonia e unitamente alle altre terapie disponibili.

Come tutti i farmaci prescritti dai medici, è importante valutare

 nel medio-lungo periodo i benefici in rapporto ai costi (effetti collaterali, ecc.).

L'uso indiscriminato da parte di alcuni operatori

Diversi operatori invece usano gli psicofarmaci in modo sproporzionato, imbottiscono il paziente di farmaci (anche nei servizi che si ispirano alle teorie di Basaglia) ed infine non si preoccupano di verificare la compliance del paziente, gli effetti collaterali ed i benefici in un serio follow-up.

 

Di conseguenza accade inevitabilmente che le famiglie ostacolino i trattamenti farmacologici ed  i pazienti stessi si sottraggano a questo tipo di cura, vanificando un possibile recupero sul piano sociale che è reso possibile dalla eliminazione di sintomi indesiderati (allucinazioni, stati depressivi, ecc.).

Un argomento spesso spettacolarizzato

Nel corso degli ultimi anni sono sorte vere e proprie organizzazioni che, in difesa dei "diritti" del paziente si battono contro gli psicofarmaci chiamandoli le nuove camicie di forza chimiche.

Esistono numerosi siti  dove gli psicofarmaci vengono equiparati alle droghe diffondendo un errato e pericoloso messaggio sulla loro inutilità o controllo sociale di massa, inculcando concetti certamente 'sbagliati e fuori da ogni cognizione e realtà scientifica'.

Sono delle camicie di forza?
Noi pensiamo che si tratta di camicie di forza chimiche e che vadano bene utilizzate; senza gli psicofarmaci probabilmente per i malati più gravi non si sarebbero potute abbattere le mura dei manicomi.
Con tutta probabilità oggi sarebbbero disponibili solo le vere e proprie camicie di forza tradizionali.

 

Di conseguenza accade inevitabilmente che le famiglie ostacolino i trattamenti farmacologici ed  i pazienti stessi si sottraggano a questo tipo di cura, vanificando un possibile recupero sul piano sociale che è reso possibile dalla eliminazione di sintomi indesiderati (allucinazioni, stati depressivi, ecc.).

Esistono numerosi siti  dove gli psicofarmaci vengono equiparati alle droghe diffondendo un errato e pericoloso messaggio sulla loro inutilità o controllo sociale di massa, inculcando concetti certamente 'sbagliati e fuori da ogni cognizione e realtà scientifica'.

Con tutta probabilità oggi sarebbbero disponibili solo le vere e proprie camicie di forza tradizionali.
Siamo contrari all'abuso, all'uso indiscriminato, all'unico uso in assenza di altri trattamenti (psicoterapie, riabilitazione sociale, lavorativa, ecc.).

 

Non solo psicofarmaci
La cura farmacologica in combinazione con gli altri trattamenti disponibili, come la riabilitazione sociale e le psicoterapie è di importanza fondamentale. I benefici si possono notare se il farmaco viene prescritto in modo oculato e da un medico psichiatra esperto. Psichiatri pubblici e privati troppo spesso non seguono il paziente nel suo percorso (follow-up), sovradosando o sottodosando il farmaco.Gli psicofarmaci inoltre non devono sostituire le terapie riabilitative ma farne parte integrante.
 

L'opinione di Sospsiche.it
Sospsiche.it non difende strenuamente le cure psicofarmacologiche ma le ritiene essenziali  ai fini della riabilitazione e risocializzazione.

 

L'invito, per chi non è un familiare, è di "adottare" un paziente 'grave' e curarlo senza la somministrazione di alcun farmaco e vivere insieme alle sue allucinazioni e deliri 24 ore su 24, 365 giorni l'anno

Consigli Utili


Gli psicofarmaci vanno utilizzati in presenza di una precisa indicazione clinica, per il minor tempo possibile e alla dose minima efficace.
Nella scelta del farmaco è necessario considerare sempre gli eventuali effetti collaterali, tenendo conto il più possibile della qualità di vita di chi li utilizza; bisogna garantire a tutti il normale svolgimento delle proprie attività quotidiane.
Qualsiasi effetto indesiderato va prontamente comunicato allo Psichiatra responsabile del trattamento psicofarmacologico, così come qualsiasi decisione circa la sospensione della terapia.
L'uso di bevande alcoliche o di droghe deve essere evitato per le possibili interferenze con l'azione degli psicofarmaci.
L'uso di psicofarmaci andrebbe sempre evitato durante il primo trimestre di gravidanza o nel caso di allattamento al seno. Nel caso di un grave disturbo psichiatrico è necessario valutare attentamente il rapporto rischi/benefici; in alcune circostanze può essere indispensabile l'assunzione di psicofarmaci in gravidanza e durante l'allattamento al seno.
In presenza di malattie internistiche bisognerebbe iniziare con dosi iniziali basse da aumentare progressivamente
 
Gli Psicofarmaci      
 Alcuni sondaggi hanno evidenziato che 7 persone su 10 affermano di essere disposte ad assumere un farmaco analgesico per curare un mal di testa, mentre meno di 2 persone su 10 assumerebbero psicofarmaci nel caso avessero un disturbo depressivo.
Ancora oggi sfiducia e timore sono le più frequenti risposte nei confronti di una prescrizione psicofarmacologica.

I pregiudizi più diffusi rispetto all'assunzione di psicofarmaci riguardano:

il considerare i disturbi mentali come condizioni esistenziali estreme, momenti transitori di sofferenza che vanno affrontati con le proprie risorse psichiche, utilizzando volontà, coraggio e "forza d'animo";
la convinzione che gli psicofarmaci modifichino, artificialmente e in modo permanente, comportamenti, pensieri ed emozioni, con una conseguente limitazione della libertà di essere ed esprimersi nel mondo;
il timore che l'assunzione conduca inevitabilmente alla dipendenza, al non poterne fare più a meno;
la paura che qualsiasi psicofarmaco possa causare gravi e pericolosi effetti collaterali ("più i danni che i benefici").
Tutte queste posizioni rientrano in un fondamentalismo antifarmacologico oggi non più sostenibile se si considerano le attuali conoscenze scientifiche in ambito di disturbi psichici o le evidenze cliniche che sostengono l'importanza e l'efficacia di integrare, in molte patologie, l'uso di psicofarmaci alla psicoterapia o ai trattamenti socio-riabilitativi.
I disturbi mentali sono prima di tutto delle patologie, con diversa gravità, sintomatologia, decorso e prognosi.
Sottovalutare questi processi morbosi non è molto diverso dal considerare una meningite come un banale e transitorio malessere. A chi verrebbe in mente, nel caso di diagnosi di meningite, di rifiutare la terapia antibiotica?
Numerosi studi hanno dimostrato che gli psicofarmaci non sono in grado di modificare sensibilmente comportamenti, pensieri ed emozioni in soggetti sani; la complessa azione di queste medicine è quella di ristabilire un equilibrio laddove un processo patologico ha prodotto una perturbazione.
L'obiettivo quindi di questi farmaci è quello di ripristinare le condizioni preesistenti alla malattia, permettendo a ciascuno di continuare ad essere ed esprimersi come prima diammalarsi.

La dipendenza da psicofarmaci è accertata soltanto per alcune specifiche categorie (le benzodiazepine) e solo nel caso in cui l'assunzione avvenga in modo prolungato e senza il diretto controllo del medico.
Per quel che riguarda le altre classi di psicofarmaci una sospensione graduale e programmata non produce alcun tipo di problema.
Quanto agli effetti collaterali: quale farmaco ne è privo?
Nessuno, ovviamente.
Ciò che bisogna considerare è la frequenza con cui gli effetti avversi possono presentarsi e la gravità.
Non è quindi possibile fare un discorso generale ma vanno considerati i singoli farmaci, valutando, caso per caso, il rapporto tra quelli che possono essere i rischi e quelli che invece sono i benefici.

Classificazione dei farmaci
Gli psicofarmaci attualmente utilizzati nella pratica clinica possono essere raggruppati nelle seguenti categorie:

  • Antipsicotici
  • Antidepressivi
  • Stabilizzanti dell'umore
  • Ansiolitici e ipnoinducenti.

 

Ansiolitici e ipnoinducenti


Rappresentano gli psicofarmaci più prescritti nel mondo ma anche i più controversi dal momento che sono potenzialmente molto rischiosi.
Appartengono a questo gruppo le benzodiazepine (BDZ) e gli ipnotici non benzodiazepinici.
L'effetto ansiolitico e/o ipnotico può essere ottenuto anche da altri farmaci quali antistaminici, alcuni antipsicotici e alcuni antidepressivi.

Generalmente le BDZ si distinguono in:

BDZ a prevalente uso ansiolitico, come Diazepam (Valium, Ansiolin, Tranquirit), Clordemetildiazepam (En), Lorazepam (Tavor, Control, Lorans), Prazepam (Prazene), Alprazolam (Xanax, Frontal, Mialin), Bromazepam (Lexotan), Clonazepam (Rivotril) etc;

BDZ a prevalente uso ipnotico, tra cui Lormetazepam (Minias), Triazolam (Halcion), Flurazepam (Felison, Dalmadorm), Temazepam (Normison), etc. L’effetto indesiderato più comune è la sonnolenza (10% dei pazienti trattati) ed è per questo che bisogna fare attenzione nella guida di veicoli o nell’uso di macchinari pericolosi; nelle BDZ ad uso ipnotico la sonnolenza può protrarsi anche durante il giorno. La sonnolenza può essere ancora più marcata se si assume alcool, con rischio di depressione respiratoria. Alcune persone lamentano anche incoordinazione e vertigini.

 

Ipnotici non benzodiazepinici
Sono farmaci ad azione molto selettiva con pochi effetti collaterali e con scarsa capacità di indurre fenomeni di tolleranza o sintomi astinenziali alla sospensione.
Tra questi vanno ricordati lo Zolpidem (Stilnox, Niotal) che oltre ad una azione sedativa possiede anche una lieve attività di rilassamento sulla muscolatura, lo Zopiclone (Imovane)e lo Zaleplon (Sonata).

 

 

Gli psicofarmaci devono essere prescritti esclusivamente da Medici Psichiatri con specifiche competenze.
Lo Psichiatra responsabile del trattamento psicofarmacologico deve essere facilmente rintracciabile per poter discutere qualsiasi dubbio o preoccupazione relativo ai farmaci prescritti.
Lo Psichiatra responsabile del trattamento psicofarmacologico deve essere in grado di collaborare attivamente con il Terapeuta che conduce una eventuale psicoterapia.

 

 

 

                                                                                                20 Febbraio 2021