Disturbo Bipolare

Il disturbo bipolare, anche conosciuto come malattia maniaco -depressiva o come psicosi maniaco-depressiva, è un disturbo mentale caratterizzato da oscillazioni insolite del tono dell’umore e della capacità di funzionamento della persona. E' caratterizzato da cicli di mania e di depressione. Questi due stati di umore(che possono durare giorni o mesi) possono essere ritenuti le estremità opposte di un'ampia gamma. A un'estremità si trova la depressione grave, poi la depressione moderata, i disturbi dell'umore lievi e di breve durata (definiti da molti "esaurimento nervoso"), l'umore normale, l'ipomania (lieve stato maniacale) e, all'estremità opposta, la mania.

 

Per comprendere meglio la variabilità del tono dell’umore, immaginiamo che sia costituito da tre vettori: l’umore, il flusso delle idee ed il comportamento motorio.  Se ci figuriamo questi tre vettori rivolti verso il basso, avremo un umore depresso, un rallentamento dei pensieri e poca voglia ed energia nel muoversi, cioè lo stato depressivo. Se, invece, ci rappresentiamo i tre vettori orientati verso l’alto avremo un umore esaltato, una grandissima quantità di idee e l’iperattività motoria, ossia lo stato dell’umore che viene definito maniacale. Nei casi in cui uno dei vettori è orientato in senso diverso rispetto agli altri avremo, infine, lo stato misto. 

 

Quando si ragiona sul disturbo bipolare, specialmente nelle sue forme minori o di personalità, è utile leggerlo più in termini dinamici “come si muove l’umore” che non in termini di scomposizione (dove si colloca l’umore, quando iniziano e finiscono le fasi), perché non sempre la visione “a fasi” chiarisce le idee. La maggior parte dei bipolari II(ad esempio) non identificherà mai le proprie fasi ipomaniacali, e si identificherà piuttosto con malattie di tipo ansioso o depressivo: in parte questo deriva proprio dal fatto che spesso vere e proprie fasi (periodi lunghi, con un umore tutto orientato in un senso, e in maniera piena e pesante) non ci sono, ma ci sono invece quegli elementi di instabilità, di magnetizzazione e quel tono “misto” che sono la costante del disturbo.(tratto da http://www.medicitalia.it/minforma/Psichiatria/522/Disturbo-Bipolare-e-le-sue-tre-coordinate

 articolo" Disturbo Bipolare e le sue tre coordinate" del Dott. Matteo Pacini )
Nella maggior parte dei casi la malattia non viene riconosciuta con facilità e le persone possono star male per anni prima di ricevere una corretta diagnosi e un trattamento adeguato

 

Mabiem

                                                                                                 20 Novembre 2009

PPT] Inquadramento Diagnostico e Clinico dei Disturbi dell'Umore
Francesco Franza.
Fonte www.www.psychopizza.it/...

I Disturbi dell’Umore comprendono un ampio gruppo di patologie psichiatriche nelle quali l’alterazione del tono dell’umore predomina il quadro clinico.
I Disturbi dell’Umore si manifestano con un gruppo di sintomi e segni che possono durare da poche settimane ad alcuni mesi.
Tale insieme di sintomi determina una significativo peggioramento dell’abituale funzionamento del soggetto affetto
Risorse_Inquadramento diagnostico e clin
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Cos'è il Disturbo Bipolare

Il disturbo bipolare è un disturbo dell’umore relativamente comune caratterizzato da un andamento episodico ricorrente. Nella popolazione generale si stima una prevalenza di 0,5-2,4% di bipolari I e di 0,2-5,0 % di bipolari II. Sebbene sintomi e gravità possano variare, il disturbo bipolare quasi sempre ha un forte impatto su chi ne è affetto, sulla famiglia, il partner e gli amici. Se ad un vostro caro o a voi stessi è stato diagnosticato un disturbo bipolare, vi starete facendo molte domande sul disturbo, sulle sue cause e sui trattamenti disponibili. La valutazione accurata di molti soggetti con depressione rivela tratti bipolari, e un paziente su 5 con un disturbo depressivo sviluppa anche una franca ipomania o una mania.

La maggior parte dei viraggi dal disturbo monopolare al bipolare si verifica entro 5 anni dall'esordio delle manifestazioni depressive.

Tra i predittori di viraggio vi sono: un esordio precoce della depressione (<25 anni), una depressione post-partum, episodi depressivi frequenti, un miglioramento rapido dell'umore con trattamenti somatici (p.es., antidepressivi, fototerapia, deprivazione di sonno, terapia elettroconvulsiva), e un'anamnesi familiare di disturbi dell'umore per tre generazioni consecutive. Tra un episodio e l'altro, coloro che hanno un disturbo bipolare presentano un umore a colorito depressivo e, a tratti, grande attività ed energia; la compromissione del funzionamento evolutivo e sociale è più comune che nel disturbo monopolare.

 

Nel disturbo bipolare, gli episodi sono più brevi (da 3 a 6 mesi), l'età d'esordio è più precoce, l'esordio degli episodi più acuto e i cicli (il periodo di tempo tra l'esordio di un episodio e quello del successivo) sono più brevi che nel disturbo monopolare. La ciclicità è particolarmente accentuata nelle forme a cicli rapidi del disturbo bipolare (di solito definite tali quando si manifestano episodi per anno).

 

I quadri con cui può presentarsi un disturbo bipolare sono molti, perché i sintomi possono variare da un estremo all'altro dell'umore sia per qualità che per numero che per intensità; questo ha spinto gli studiosi ad introdurre il concetto di Spettro Bipolare, inteso come un'ampia gamma di quadri in cui il bipolare tipico non è che la punta di un iceberg.

 

I quadri più importanti e diffusi sono:


Nel disturbo bipolare di tipo I, si alternano episodi conclamati di tipo maniacale e depressivo maggiore. Il disturbo bipolare di tipo I di solito esordisce con un episodio depressivo, e il suo decorso è caratterizzato da almeno un periodo maniacale o di eccitamento. La fase depressiva può essere il preludio o il postumo immediato della fase maniacale, oppure la depressione e la mania possono essere separate da mesi o anni.

 

Nel disturbo bipolare di tipo II, gli episodi depressivi si alternano a episodi ipomaniacali (periodi relativamente lievi, senza sintomi psicotici, che di solito durano meno di 1 sett.). Nel corso del periodo ipomaniacale l'umore risale, il bisogno di sonno diminuisce e l'attività psicomotoria aumenta oltre il livello consueto per il paziente. Spesso il viraggio viene indotto da fattori circadiani (p. es., si va a letto depressi e ci si sveglia al mattino presto in stato ipomaniacale). L'ipersonnia e la sovralimentazione sono caratteristiche, e gli episodi possono recidivare stagionalmente (p. es., in autunno o in inverno); nella fase depressiva si manifestano insonnia e diminuzione dell'appetito. Per alcune persone i periodi ipomaniacali hanno carattere adattativo, perché si associano a grande energia e sicurezza, e a un funzionamento sociale superiore al normale. Molte persone che sperimentano un'elevazione piacevole dell'umore, di solito dopo una depressione, non lo riferiscono se non viene loro chiesto esplicitamente. Domande mirate possono rivelare segni patologici, come sperpero, avventure sessuali impulsive e abuso di sostanze stimolanti. Tali informazioni possono essere fornite più probabilmente dai familiari.

 

Coloro che hanno episodi depressivi maggiori e un'anamnesi familiare di disturbi bipolari (chiamati ufficiosamente bipolari di tipo III) spesso denotano lievi tendenze ipomaniacali; il loro temperamento è chiamato ipertimico (cioè, energico, ambizioso, competitivo).

 Tratto da: Manuale Merck 

 

Disturbo Bipolare, Episodio ipomaniacale un test da fare a casa

Attualmente, sono descritte e classificate diverse forme di disturbo bipolare, numerate da I a VI, ma occorre tenere presente che solo la I, la II e la III, cioè Il disturbo bipolare tipo I, con episodio di mania franca alternato ad episodi depressivi intensi, il tipo II, con almeno un episodio di ipomania che si intercala a un umore generalmente depresso ma non drammaticamente e la ciclotimia, che possiamo definire come una fase mista compresa tra la forma depressiva e distimica, alternata ad ipomania della forma tipo II, possono essere clinicamente  (e devono essere) diagnosticate puntualmente attraverso una diagnosi precisa e in profondità, da effettuarsi durante la prima visita con il paziente, che deve avere una durata adeguata e avvalersi di domande ben accurate e testate.
Per capire il significato di Bipolare tipo IV, basta una prova spesso terapeutica: un paziente viene curato per una fase depressiva e in risposta al farmaco, sviluppa una forma ipomaniacale o peggio, maniacale. Quindi il bipolare IV è un soggetto in cui non si è giunti ad una diagnosi dei 3 tipi ufficiali, ma che vira verso la mania al momento in cui assume antidepressivi (senza stabilizzanti dell'umore).

Non si tratta però di soggetti cui non è stata posta diagnosi di disturbo bipolare tipo I o II o III, quanto di soggetti che non hanno ancora sviluppato una vera tipologia o di soggetti che virano anormalmente e in modo  inatteso, verso la mania, sotto l'effetto dell'antidepressivo (in seguito, si dovrà vedere come prosegue la storia clinica del paziente). Normalmente, in questi pazienti, al momento della cessazione dell'antidepressivo, in un tempo di 15- 30 giorni, tendono a recuperare uno stato non maniacale, ma come si capisce, spesso la frittata è  stata fatta: rottura di rapporti di lavoro, familiari, amicizie, guida pericolosa, alcolici, spese inconsulte, affari sbagliati etc.

Bipolare tipo V è un paziente che non ha mai avuto o non si riesce a rintracciare una storia di episodio o episodi ipo o maniacali, e attualmente e in passato, ha sofferto di depressione anche grave e quindi è diagnosticato come depressione maggiore. Ma nella storia della sua famiglia, c'è positività per disturbi mentali in genere e in particolare per disturbo bipolare (di qualsiasi dei tre tipi). In questi casi, il medico dovrà curare la depressione scongiurando di far cadere il paziente nel viraggio verso la mania, quindi assegnandolo al tipo descritto prima. La terapia dovrà essere centrata a partire dallo stabilizzante.

Bipolare tipo VI infine, è il paziente che ha una anamnesi di ipomania o mania, ma non si riesce a rintracciare uno slittamento nella sua storia passata, verso l'episodio depressivo, maggiore o minore. E' importante focalizzare bene la diagnosi sulle abitudini e stile di vita del paziente, capire quanto dorme, mangia, lavora, a che ora le fa e insomma tutte le sue abitudini, per rilevare ogni traccia di comorbidità di disturbi di personalità o altri disturbi (compulsioni, ossessioni eccetera), e se ci sono sintomi  di allucinazioni o ricorrenza di pensiero. Solo dopo si potrà stabilire la miglio terapia, eventualmente muovendo dall'antipsicotico o dallo stabilizzante o da entrambi.
Occorre tener conto del livello, profondità e intensità dei sintomi, a prescindere dal giudizio del paziente stesso e di amici e familiari sul suo funzionamento ed efficienza lavorativa e sportiva e intellettuale, perché  spesso, questi pazienti sono ad alta efficienza ma ciò nonostante, pur non rendendosene conto, soffrono e pongono in tensione l'organismo oltre il limite accettabile (nessuno è invincibile o indistruttibile). Occorre cercare di differenziarlo oppure inserirlo nell'ambito di una personalità ipertimica, ma ripeto, è importante capirne bene il livello di sfruttamento e velocità della macchina energetica, perché limiti ne abbiamo tutti e non è raro, che questi soggetti, quando stanno come tutti noi, si sentono invece giù, e spesso ricorrono a sostanze, per ritornare a sentirsi "come prima", vale a dire come cavalli lanciati al galoppo.
Potrei citare molti personaggi famosi, sia nello spettacolo che nella politica, appartenenti a questa categoria, apparentemente sana, ma che invece sono affetti da eccessiva confidenza, leggerezza e impulsività nelle scelte che compiono, sessualità compulsiva e promiscua, ma mi limito a citarne uno solo per tutti: John Kennedy, anche se alcuni effetti erano accentuati dall'uso di una serie di farmaci che assumeva.

Attualmente, per valutare se una persona, a prescindere dallo stato attuale, in passato ha presentato o meno episodi ipomaniacali, si può compilare un facile questionario, chiamato HCL32, che significa Hypomania Check List su 32 domande e risposte. Infatti, basta rispondere alle 32 domande con un si o un no e quindi tiirare le somme, secondo questo schema di interpretazione dei punteggi, semplicissimo: si sommano le risposte si alle domande 2, 3, 4, 5, 6, 10, 11, 12, 13, 15, 16, 19, 20, 22, 24 e 28. Se il punteggio (che al massimo fa 16 punti, un punto per ogni SI dato), conta 12 punti o più, significa che in passato, la persona ha sofferto un episodio ipomaniacale, non rilevato, cioè non giunto all'attenzione del medico di famiglia, o di altro specialista.
Sommando invece le risposte Si alle domande 7, 8, 9, 21, 25, 26, 27, 31 e 32, che al massimo fa 9 punti, si ottiene la positività o meno per il comportamento ipomaniacale nella sua variante irritabile o sottoposto ad assunzione di rischi.
Se si sommano a 3 o superiore, significa che all'episodio ipomaniacale con espansione di energia e pensieri, si associa comportamento irritabile, con scatti, nervosismi e/o presa di rischi, tipo guida dell'auto, gioco d'azzardo, spese inultili e altri ancora.
La potenza predittiva del questionario è di quasi il 75%, che significa che i punteggi ottenuti, predicono la presenza in passato di ipomania, nel 75% dei casi. 

Compilate il questionario, rispondendo alle domande con semplici si o no, e quindi tirate le somme, come descritto sopra, usando un foglietto di carta.

 

Fonte: Dott.Alfredo Lorenzi

 

                                                                                                         07 Febbraio 2012

Il temperamento come elemento fondante dello spettro bipolare

Il temperamento come elemento fondante dello spettro bipolare
Harnic*, A. Koukopoulos**, M. Mazza*, L. Janiri*, P. Bria*
* Istituto di Psichiatria e Psicologia, Ambulatorio per i Disturbi Bipolari, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma; ** Centro “Lucio Bini”, Roma

(Giorn Ital Psicopat 2011;17:213-224)
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Obiettivi

Lo scopo del presente lavoro è quello di presentare una breve review di aggiornamento sull’argomento del temperamento ove, sottolineandone la capitale importanza nel campo dei disturbi dell’umore, rappresenta, in particolar modo, uno degli elementi fondanti dello spettro bipolare. L’ipotesi, proposta da Kraepelin, che il temperamento possa predisporre o costituire un fattore di rischio o servire come substrato per lo sviluppo di una psicopatologia manifesta, è stato confermato da numerosi studi clinici

contemporanei. La letteratura classica e quella più recente oltre agli studi empirici, sperimentali e sistematici, dimostrano come i temperamenti affettivi possano essere considerati strumenti validi per identificare la vulnerabilità ai disturbi dell’umore. Negli ultimi anni dunque l’attenzione al temperamento e la relazione esistente fra i tratti temperamentali e i differenti quadri psicopatologici, è diventata oggetto sempre più frequente di studio e

approfondimento.

 

Conclusioni

 

I disturbi affettivi estendono le loro dimensioni oltre l’espressione della sola euforia o depressione, e sembrano includere, fra gli altri, stati quali l’ansia, il panico, l’irritabilità e l’instabilità affettiva. Nell’interpretare e diagnosticare la variegata espressione dello spettro bipolare, gli psichiatri si trovano, oggi, di fronte ad una delle sfide più importanti della pratica clinica quotidiana.

Uno dei fattori che maggiormente complica questo compito, è rappresentato dall’instabilità temperamentale che, frequentemente, fa da sfondo allo spettro bipolare attenuato.

Negli ultimi anni l’attenzione al temperamento e la relazione esistente fra i tratti temperamentali e i differenti quadri psicopatologici, è diventata oggetto sempre più frequente di studio e approfondimento. La “disregolazione” temperamentale costituisce il fondamento patologico dei disturbi dell’umore e una sua alterazione, negli individui, riflette un’accentuata predisposizione a sviluppare un disturbo dell’umore. È dalla necessità di chiarire alcuni aspetti di questa complessa situazione riguardante il temperamento e le manifestazioni sottosoglia che si è palesata l’esigenza di creare nuovi strumenti di valutazione che favoriscano una raffinazione del processo diagnostico e, conseguentemente, un’individualizzazione della psicofarmacoterapia.

  

 

 

 5 Settembre 2012