Trattamento di mantenimento o preventivo e Stabilizzanti dell'umore


 

 I farmaci stabilizzanti dell’umore sono le pietre angolari del trattamento di mantenimento. Alcuni soggetti con disturbo bipolare rimangono completamente liberi da sintomi soltanto assumendo stabilizzatori dell’umore per tutta la vita. La maggior parte di essi ottiene una forte riduzione nella frequenza e nella gravità degli episodi continuando la terapia di mantenimento.E’ importante non farsi scoraggiare troppo quando gli episodi si verificano e riconoscere che il successo del trattamento può essere valutato solo a lungo termine, guardando alla severità e alla frequenza degli episodi. E’ molto importante riferire subito al proprio psichiatra i cambiamenti di umore che si possono verificare, perché semplici aggiustamenti della terapia ai primi segnali di ripresa di un episodio possono spesso far recuperare il normale tono dell’umore e scongiurare una ricaduta.Gli aggiustamenti farmacologici dovrebbero essere visti come parte della routine del trattamento (proprio come le dosi di insulina vengono modificate di volta in volta nel diabete). E’ difficile continuare a prendere farmaci come prescritto per così protratti periodi di tempo come richiedono diversi disturbi quali oltre a quello bipolare il diabete o l’ipertensione arteriosa. Chi ha il disturbo bipolare può essere tentato di autosospendersi i farmaci durante il trattamento di mantenimento per diversi motivi. Ci si può sentirsi liberi dai sintomi e pensare di non aver più bisogno di alcun trattamento.Si possono aver difficoltà a sopportare alcuni effetti collaterali. O si può aver perso quella sensazione di debole euforia che si era sperimentata durante un episodio ipomaniacale. Comunque, la ricerca mostra chiaramente che sospendere il trattamento quasi sempre porta alla ricaduta, di solito in settimane o mesi dopo la sospensione. E’ altresì stato osservato che la sospensione del litio si accompagna ad un aumento pericoloso del rischio di suicidio. Ci sono alcune evidenze che indicano come la sospensione brusca del litio (piuttosto che la riduzione graduale della dose) porti ad un maggior rischio di ricaduta. Quindi, se ci si trova nella condizione di dover sospendere il trattamento, si dovrà farlo molto gradualmente sotto la diretta supervisione medica del proprio psichiatra. Se si  è avuto solo un episodio di mania, il medico può decidere di ridurre gradualmente la terapia e sospenderla dopo circa un anno; ma se si ha una forte familiarità per il disturbo bipolare o l’episodio è stato particolarmente grave, lo psichiatra può decidere per una più lunga terapia di mantenimento. Se qualcuno ha avuto 2 o più episodi di mania e di depressione, gli esperti raccomandano fortemente che il trattamento preventivo sia attuato per tutta la vita.

 

Riferimenti

Sito Ansia-depressione

Relazione di M. Nardini -E 'possibile un utilizzo razionale degli psicofarmaci nel trattamento del soggetto con DBP?-IX CONGRESSO SOPSI-Roma,Hotel Hilton Cavalieri 24 febbraio - 28 Febbraio 2004

 

 

Stabilizzatori dell'Umore

Fonte: Università degli Studi  di Parma-Sezione Psichiatria, Dipartimento Neuroscienze

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Gli stabilizzatori dell'umore curano il disturbo maniaco-depressivo?

No, ma possono essere efficaci nel controllarlo. A tutt'oggi non esiste una cura definitiva per il disturbo bipolare e le sue cause non sono ancora state chiarite. Per le persone che soffrono delle oscillazioni dell'umore così invalidanti del disturbo maniaco-depressivo gli stabilizzatori dell'umore possono essere doppiamente utili:

1. Interrompere un episodio acuto.
2. Prevenire l'insorgenza di ulteriori episodi.

 

Il fatto che gli stabilizzatori dell'umore funzionano più come controllo che come cura del disturbo maniaco-depressivo è un concetto molto importante da considerare. Questo significa infatti che l'interruzione della loro assunzione può incrementare la probabilità di ricaduta in episodi maniacali, depressivi o misti.
La funzione di controllo più che di cura di un disturbo mediante farmaci specifici è veramente una pratica clinica molto comune. Un esempio ben noto è rappresentato dall'uso dell'insulina nel controllo di certe forme di diabete. L'insulina non cura in modo definitivo la malattia diabetica, ma aiuta a controllarne i sintomi così che il paziente diabetico può vivere una vita più normale. Se l'insulina viene interrotta i sintomi della malattia sottostante ricompaiono. Sebbene l'insulina aiuti a controllare molti sintomi del diabete ed a prevenire molte delle complicanze di questa malattia, la condizione patologica continua ad essere presente. Altre malattie di questo tipo, cioè controllate, ma non curate da un farmaco specifico, sono l'ipertensione arteriosa, l'insufficienza cardiaca, e le artriti croniche.
Molte persone con disturbo maniaco-depressivo esperiscono episodi frequenti di mania, depressione, e stato misto prima di iniziare il trattamento con stabilizzatori dell'umore. Se
migliorano assumendo una terapia con stabilizzatori dell'umore e poi smettono di prenderla quasi certamente avranno di nuovo episodi frequenti. In questo caso il disturbo maniaco-depressivo tornerà ad essere non più controllato.
Alcune persone con disturbo maniaco-depressivo esperiscono episodi poco frequenti di mania, depressione o misti talvolta a distanza di anni. Altre hanno solo uno o pochi di tali episodi senza ulteriori ricadute. Perché ciò accada è un mistero quanto lo è la causa della malattia stessa. Con episodi infrequenti l'uso continuo degli stabilizzatori può essere non necessario. Tuttavia, poiché il decorso della malattia è difficile da predire, è molto importante che il paziente discuta con il proprio medico la possibilità di futuri episodi di mania, depressione, o misti prima di decidere di interrompere l'assunzione dello stabilizzatore dell'umore. In quanto gli episodi maniacali, depressivi o misti possono avere un effetto devastante sulla vita di una persona, il trattamento a lungo termine (talvolta per tutta la vita) è spesso indicato.
Gli stabilizzatori dell'umore sono in grado di riportare ordine nella vita di una persona?
Se gli stabilizzatori dell'umore sono un valido aiuto nella prevenzione dei sintomi del disturbo maniaco-depressivo, tuttavia essi non costituiscono "una bacchetta magica". Sebbene riducano o prevengano future oscillazioni dell'umore, i problemi personali insorti prima degli episodi maniaco-depressivi possono continuare ad esistere. I problemi esistenziali non correlati al disturbo maniaco-depressivo non saranno risolti dalla terapia con stabilizzatori dell'umore. Al contrario, la psicoterapia od altre forme di supporto psicologico possono essere utili nell'affrontare tali difficoltà.

Il trattamento con stabilizzatori dell'umore riduce il rischio di suicidio in soggetti con disturbo bipolare?

La risposta è affermativa per quanto riguarda il Litio. Dati recenti infatti hanno evidenziato che l'incidenza di suicidio e di seri tentativi autolesivi è sostanzialmente ridotta durante la terapia di mantenimento con Litio. E' attualmente oggetto di indagine scientifica il fatto che anche gli altri stabilizzatori dell'umore possano rivelarsi altrettanto protettivi nei confronti del suicidio.

Quando possiamo dire che uno stabilizzatore dell'umore funziona adeguatamente?

Il farmaco funziona adeguatamente se è efficace nel controllare le oscillazioni dell'umore producendo minimi effetti collaterali.

Se una persona in trattamento con uno stabilizzatore dell'umore ha un altro episodio maniacale, depressivo o misto, significa che il farmaco non sta funzionando?
Non necessariamente. Idealmente lo stabilizzatore dell'umore previene ulteriori oscillazioni dell'umore, ma una risposta parziale può non essere infrequente. Gli episodi ricorrenti successivi all'inizio del trattamento sono spesso meno gravi, meno frequenti o possono scomparire completamente dopo un'assunzione più prolungata del farmaco. In
alcuni casi, comunque, ci vogliono molti mesi prima che il trattamento controlli le oscillazioni dell'umore. Di conseguenza è importante non scoraggiarsi se le oscillazioni dell'umore continuano anche dopo l'inizio della terapia con stabilizzatori dell'umore. Sebbene non tutte le persone possano rispondere al trattamento, tuttavia la maggioranza risponde ad esso. In questo senso è essenziale che il trattamento non sia interrotto prima che lo stabilizzatore dell'umore abbia avuto una adeguata possibilità di dimostrare la propria efficacia.
Se le oscillazioni dell'umore insorgono in corso di terapia con stabilizzatori dell'umore, il medico dovrebbe essere contattato tempestivamente. Spesso infatti un semplice cambiamento del dosaggio può essere l'unica cosa da fare. Altre volte l'aggiunta di un farmaco nuovo può essere necessaria o come intervento temporaneo o a più lungo termine.
Quali sentimenti accompagnano il trattamento del disturbo maniaco-depressivo?
Per moltissime persone il trattamento del disturbo maniaco-depressivo porta ad una situazione di vita meno caotica e più soddisfacente. Alcune persone, tuttavia, trovano che il trattamento causi emozioni e sentimenti confusi. A volte è difficile accettare di soffrire di una malattia medica cronica che può richiedere un trattamento a lungo termine. Alcuni sentono che dovrebbero essere capaci di usare la " forza di volontà" per essere "come tutti gli altri". Altre volte si può pensare che il fatto di essere trattati ci faccia etichettare dagli altri come "matti" o "malati di mente cronici" (e sfortunatamente questo accade realmente qualche volta!). E' spesso difficile spiegare agli altri che il disturbo maniaco-depressivo è una malattia medica e non "colpa di qualcuno".
Ad alcuni pazienti sfuggono certe caratteristiche dei propri episodi maniacali (come se non le riconoscessero, perché si sentono "benissimo come mai prima d'ora"!), molti non amano assumere farmaci quando si sentono in piena salute o trovano difficile prendere medicine per via degli effetti collaterali.
E' quindi molto importante parlare di questi pensieri e sentimenti con i membri della famiglia, gli amici ed il medico di fiducia. Come in qualsiasi malattia un trattamento del disturbo bipolare che abbia veramente successo non può limitarsi al gesto meccanico e abitudinario di prendere una "pillola". I pazienti devono essere incoraggiati ad imparare il più possibile nozioni relative alla loro malattia ed al suo trattamento in modo da poter condurre una vita più soddisfacente e mantenere il loro livello normale di efficienza.
Sebbene gli stabilizzatori dell'umore stabilizzino le oscillazioni dell'umore dovute al disturbo maniaco-depressivo, i pazienti continuano tuttavia ad avere reazioni emotive normali e ad esperire minima o nessuna interferenza sulla loro normale attività mentale e fisica.

Con che rapidità funzionano gli stabilizzatori dell'umore?

E' importante sapere che questi farmaci raramente risultano efficaci nell'immediatezza dell'inizio della terapia. Nonostante che alcune persone si sentano meglio non appena iniziano il trattamento, la maggior parte dei pazienti migliora più gradualmente. I primi segni di miglioramento possono richiedere alcune settimane ed ulteriori risultati positivi tendono gradualmente a comparire nel corso di una terapia continuativa. Spesso il medico prescriverà quindi farmaci addizionali, da assumere a breve termine, in attesa che lo stabilizzatore raggiunga l'effetto terapeutico desiderato. Poiché il ritardo nel determinare l'effetto terapeutico è un dato inevitabile, è molto importante essere pazienti agli inizi della terapia con stabilizzatori dell'umore. Essere a conoscenza di tale ritardo dovrebbe aiutare a prevenire sentimenti di scoraggiamento e precoce rinuncia alla terapia ("smetto perché tanto non funziona!").

Depakin

Acido Valproico

La prima dimostrazione di efficacia nel disturbo bipolare risale al 1966, in uno studio condotto in aperto su un campione di 141 pazienti (Lambert, 1966 ). Negli anni successivi una serie di esperienze in cross over controllate in aperto contro placebo, forniva la conferma dell’utilità nel trattamento della mania e di un’efficacia minore, ma registrata, nella cura della depressione (Bowden, 1995 #966).

Risale tuttavia solo al 1995 l’approvazione ufficiale dell’FDA per il trattamento della mania. 

Utilizzato in monoterapia in circa 1/3 dei pazienti bipolari, il VPA è ciononostante uno dei farmaci più studiati ed impiegati nelle strategie di combinazione.

 

Anche l'Acido Valproico o Valproato di Sodio (Depakin) è considerato un farmaco di prima scelta per il trattamento del disturbo bipolare, pur essendo utilizzato anche come farmaco anticonvulsivante.
Tale farmaco è efficace nel trattamento degli episodi maniacali e per il mantenimento e prevenzione delle ricadute. A differenza del Litio, non è efficace invece nelle prevenzione degli episodi depressivi del disturbo bipolare.
L'azione antimaniacale dell'Acido Valproico è più rapida rispetto al Litio, con controllo dei sintomi maniacali entro la prima settimana di terapia.
Anche per quel che riguarda tollerabilità e profilo degli effetti collaterali il Valproato di Sodio risulta più sicuro.
Il trattamento del disturbo bipolare è iniziato normalmente ad un dosaggio di 15mg/kg/die, che corrispondono solitamente a 500-1.000mg/die, anche se i pazienti maniacali tollerano dosi di attacco pari a 20-30mg/kg/die. 
Il dosaggio del VPA è incrementato ogni 1-3 giorni, in base alla risposta rilevata ed all’eventuale comparsa di effetti collaterali, sino ad una dose di 1000-2500 mg/die. I livelli plasmatici del VPA dovrebbero essere periodicamente monitorati, per verificare il raggiungimento della finestra terapeutica, che risulta compresa tra 50 e 150μg/ml. Il prelievo per la determinazione della concentrazione plasmatica va effettuato soltanto dopo il raggiungimento dello steady state, ovvero non prima di 3-4 giorni dall’inizio della terapia.
Di fatto, la risposta clinica diviene generalmente evidente solo per concentrazioni superiori ai 45-50μg/ml, che corrispondono alla soglia di saturazione dei siti di legame proteico (Rimmer, 1985 ). Tuttavia, la correlazione tra finestra terapeutica e risposta clinica non è sempre così stretta; infatti, sembra che le forme bipolari a cicli rapidi e la ciclotimia possano rispondere a concentrazioni sieriche anche inferiori ai 45-50μg/ml
Data la relativa brevità dell’emivita, per mantenere una concentrazione plasmatica stabile sarebbero necessarie tre somministrazioni giornaliere. Tuttavia, la disponibilità di una formulazione a lento rilascio, rende possibile un regime di assunzione in mono-somministrazione.
La somministrazione contemporanea di Litio e Acido Valproico determina un potenziamento dell'efficacia di entrambi i farmaci.
I più comuni effetti indesiderati sono: nausea, vomito, dispepsia, diarrea, tremori, sonnolenza, disturbi del linguaggio e perdita di capelli.
In caso di trattamento prolungato è frequente un aumento di peso che può essere facilmente controllato attraverso esercizio fisico e dieta ipocalorica.
Gli effetti collaterali più pericolosi ma al tempo stesso assai rari sono la tossicità al livello epatico e pancreatico; per tali ragione è necessario eseguire periodicamente esami ematochimici che valutino la funzionalità dei due organi.

Il VPA sarebbe più efficace del litio nel controllo di “grandiosità”, “ridotto bisogno di sonno” ed “eccitazione” ((Bowden, 1997), nonché nella “mania depressiva”, definita come una mania con due o più sintomi depressivi (Swann, 1997), in cui per sintomo depressivo si intende un punteggio ≥2 agli item della DSS (Depression Syndrome Scale) della SADS-CV (Schedule for Affective Disorders and Schizophrenia Change Version).

Il VPA sembrava inoltre più utile in quei pazienti con risposta fallimentare al litio, con più di due episodi depressivi in anamnesi o con storia di oltre 8 ricorrenze affettive (Swann, 1999; Swann, 2000).


Efficacia nella Mania

D’altro canto VPA e litio sono risultati analogamente efficaci sui sintomi “eccesso di energie”, “iperattività” ed in merito alle misure globali di esito, come risulta dalla valutazione dei 10 item della MRS (Mania Rating Scale; p<0,05 rispetto al placebo).

E’ infine interessante notare che anche i trial in aperto forniscono analoghe misure di efficacia (McElroy, 1993; Bowden, 1995).
Il VPA sarebbe più efficace del litio nel controllo di “grandiosità”, “ridotto bisogno di sonno” ed “eccitazione” ((Bowden, 1997), nonché nella “mania depressiva”, definita come una mania con due o più sintomi depressivi (Swann, 1997), in cui per sintomo depressivo si intende un punteggio ≥2 agli item della DSS (Depression Syndrome Scale) della SADS-CV (Schedule for Affective Disorders and Schizophrenia Change Version).
In conclusione, sono oramai numerose le esperienze in aperto e svariati gli studi controllati, a sostegno dell’efficacia del VPA nella terapia della mania acuta (McElroy, 1992; Bowden, 1994). Circa il 60% dei pazienti trattati con VPA presentano un miglioramento da “moderato” a “marcato” della sintomatologia espansiva, con una risposta antimaniacale generalmente evidente dopo 2 settimane dal raggiungimento di concentrazioni ematiche >45-50μg/ml, che poi corrispondono alla soglia di saturazione dei siti di legame sulle plasmaproteine (Bowden, 1995; Pope, 1991; Bowden, 1994). Alcuni autori ritengono che il raggiungimento rapido di questi livelli possa accelerare la risposta antimaniacale (Keck, 1993 ). In effetti, i pazienti che nei primi 5 giorni raggiungono una concentrazione plasmatica pari ad almeno 45μg/ml, hanno una probabilità da 2 a 7 volte maggiore di registrare un miglioramento sintomatologico ≥20% rispetto ai pazienti con valproatemia minore. Tra l’altro, nella mania vengono agevolmente tollerate dosi di attacco pari a 20-30mg/kg/die (loading dose), che sembrerebbero produrre una risposta iniziale già dopo due giorni (Hirschfeld, 1999). In uno studio randomizzato questa strategia si mostrava di fatto più tollerata ed analogamente efficace ad un trattamento standard con aloperidolo (McElroy, 1996).

 

Efficacia nella Depressione

Dalla rassegna dei dati disponibili risulterebbe che il VPA possegga una moderata attività antidepressiva intrinseca, con un miglioramento clinicamente significativo registrato nel 30% dei 195 depress. Uno studio in aperto della durata di 12 settimane condotto su pazienti depressi affetti da disturbo bipolare di tipo II, evidenziava una risposta positiva al VPA nel 78% dei casi (Winsberg, 2001 )
In definitiva, si può affermare che il VPA possegga una debole-moderata attività antidepressiva intrinseca nella depressione bipolare acuta, più evidente per somministrazioni protratte (Hayes, 1989), una maggiore azione profilattica rispetto alle ricadute depressive del disturbo bipolare (Calabrese, 1992; Calabrese, 1990) ed un’efficacia decisamente superiore nel trattamento della mania acuta. Alcuni autori hanno infine ipotizzato che il VPA possa esercitare un maggior effetto antidepressivo nei pazienti affetti da disturbo bipolare di II tipo (Puzynski, 1984).

Regime S.S.N. CONCEDIB.ESENTE

Classe A  Tipo  Ricetta RR - RIPETIBILE

Fonte

Rivalutazione dei medicinali contenenti Valproato nel trattamento del disturbo bipolare

L'EMEA ( European Medicines Agency ) ha completato una rivalutazione sulla sicurezza e sull'efficacia clinica del Valproato nel trattamento degli episodi maniacali nei disturbo bipolare.

Il Comitato scientifico dell'EMEA ( CHMP ) ha concluso che il beneficio del Valproato in questa condizione è superiore ai potenziali rischi della terapia, e che tutti i medicinali contenenti Valproato in tutta Europa devono includere il trattamento degli episodi maniacali nei disturbi bipolari quando il Litio è controindicato o non tollerato.

Il Valproato è un sale ( sodio o semisodico ) dell'Acido Valproico, un medicinale antiepilettico che può anche essere utilizzato nei pazienti con disturbi bipolari.
Il disturbo bipolare è una malattia mentale che alterna periodi di umore elevato ( mania ) alla depressione. Il modo esatto con cui agisce l'Acido Valproico non è completamente chiarito, ma è noto aumentare l'attività del neurotrasmettitore gamma-ammino butirrico ( GABA ), aumentando la quantità di GABA disponibile negli spazi tra le cellule nervose.
I neurotrasmettitori sono sostanze chimiche che consentono alle cellule nervose di comunicare tra di loro. Un aumento di GABA nel cervello è legato alla stabilizzazione dell'umore, e questo aiuta a controllare gli episodi maniacali ( umore estremamente elevato ) associati a disturbo bipolare.

I medicinali contenenti Valproato sono disponibili dalla seconda a metà del 1960. Sono commercializzati in tutti i paesi dell'Unione europea, con nomi commerciali diversi tra cui Depakine / Deprakine, Depakote e Epilim, e come farmaci generici.

Il 15 aprile 2008, l'Azienda che commercializza Valproato Ratiopharm Chrono, un medicinale generico contenente Valproato utilizzato come antiepilettico, ha chiesto all'Autorità regolatoria tedesca di includere nelle indicazioni anche il trattamento acuto degli episodi maniacali e la prevenzione delle recidive nei pazienti con disturbo bipolare.
Tale estensione era in linea con il medicinale di riferimento su cui il farmaco generico era stato autorizzato. Tuttavia, il 9 marzo 2009, l'Agenzia dei medicinali olandese ha sollevato un'eccezione a questo cambiamento. La preoccupazione era che i dati presentati a sostegno di tale uso fossero molto limitati.
Il 16 aprile 2009, l'Agenzia tedesca ha inoltre sollevato preoccupazioni di carattere generale sull'efficacia clinica e la sicurezza dell'Acido Valproico / Valproato in questa indicazione, rilevando che vi erano differenze rispetto a queste indicazione tra i vari gli Stati membri.
Pertanto, è stato chiesto al CHMP di effettuare una completa valutazione del rapporto beneficio/rischio dell'Acido Valproico / Valproato nel trattamento e nella prevenzione degli episodi maniacali nel disturbo bipolare e di fornire un parere relativo alla possibilità che tutti i medicinali contenenti Valproato in Europa avrebbero potuto avere anche questa nuova indicazione.

Il Comitato ha esaminato le informazioni fornite dall'azienda che produce medicinali contenenti Valproato a supporto dell'utilizzo dei medicinali contenenti Valproato nel disturbo bipolare. Ciò includeva articoli pubblicati che riportavano i risultati di 16 studi clinici sul Valproato nel trattamento della mania acuta ( o da solo o in associazione ) e nella prevenzione delle recidive di episodi di disturbo dell'umore nel disturbo bipolare.

Il CHMP ha osservato che questa indicazione è stata autorizzata in 25 Stati membri dell'Unione Europea. Gli studi presentati dall'Azienda hanno dimostrato che il Valproato è efficace nel trattamento degli episodi maniacali acuti, come si è visto in studi controllati verso placebo della durata di 3 settimane. Le evidenze per l'utilizzo del Valproato nel trattamento di mantenimento per la prevenzione degli episodi maniacali acuti è più limitata, in quanto non vi è il confronto con il placebo. Nel complesso, i dati non sono sufficienti a sostenere l'uso di Valproato come trattamento di prima linea.
Il CHMP ha raccomandato l'uso di Valproato per il trattamento degli episodi maniacali nel disturbo bipolare nei pazienti che non possono assumere Litio ( un altro farmaco utilizzato nei disturbi bipolari ).
Sulla base della valutazione dei dati attualmente disponibili e la discussione scientifica con il Comitato, il CHMP ha concluso che i benefici dei medicinali contenenti Valproato nella gestione degli episodi maniacali nel disturbo bipolare, quando il Litio è controindicato o non tollerato, continuano a superare i rischi, e ha raccomandato, quindi, che tutte le autorizzazioni all'immissione in commercio di questi medicinali devono essere modificate per includere o di modificare tale l'indicazione.
Il Comitato ha inoltre concluso che l'indicazione per la prevenzione delle recidive di episodi di sbalzi d'umore non era giustificata dai dati presentati. Tuttavia, la prosecuzione del trattamento dopo episodio maniacale può essere presa in considerazione nei pazienti che hanno risposto bene al Valproato.
Questa modifica si applica anche ai farmaci generici, anche Valproato Ratiopharm Chrono.
Poichè il disturbo bipolare si verifica principalmente in pazienti adulti, la modifica non è applicabile alle formulazioni liquide di Valproato per l'uso nei bambini.

(Comunicato Stampa EMEA. Domande e risposte sulla rivalutazione dei medicinali contenenti valproato utilizzati nel disturbo bipolare 18 dicembre 2009)

 

Fonte

Tegretol

L'uso della Carbamazepina (CBZ) (Tegretol®) nel disturbo bipolare è frequente, sia come alternativa che come terapia aggiuntiva ai sali di litio nei pazienti risultati intolleranti o resistenti a quest`ultimo. 


Mania Acuta
Almeno 11 studi in doppio cieco hanno dimostrato che la CBZ è superiore al placebo e comparabile al litio ed agli antipsicotici nel trattamento a breve termine della mania infatti, circa due terzi dei pazienti, hanno mostrato un miglioramento significativo. (Ballenger and Post, 1978; Post et al., 1984) (Lenzi et al., 1986) (Brown et al., 1989) (Lerer et al., 1987) (Lusznat et al., 1988) (Moller et al., 1989) (Okuma et al., 1979) (Okuma et al., 1990) (Post et al., 1990) (Small, 1990; Small et al., 1991) (Keck et al., 1992b).


Solamente 6 studi, tuttavia, non sono stati "viziati" dall'uso concomitante di litio e/o di neurolettici: per tale motivo essi risultano maggiormente indicativi. (Ballenger and Post, 1978; Okuma et al., 1979) (Post et al., 1984; Lerer et al., 1987; Small et al., 1991).

Dall'insieme di queste sperimentazioni è emerso quanto segue:
1) nella mania acuta la CBZ è efficace nel 50% dei casi, contro il 56% della monoterapia con sali di litio ed il 61% della monoterapia con neurolettici (differenze non significative dal punto di vista statistico) (Keck et al., 1992a);
2) l`effetto effetto antimaniacale della CBZ ha una latenza d`azione paragonabile a quella dei neurolettici, forse più rapida di quella del litio e si manifesta dopo 1-2 settimane di trattamento;
3) la CBZ appare meglio tollerata rispetto ai sali di litio ed ai neurolettici.

L'effetto antimaniacale della CBZ può essere potenziato mediante la somministrazione concomitante di altri stabilizzanti dell'umore (ad esempio litio, valproato) e/o di neurolettici. Nei soggetti "responders" alla CBZ la concentrazione terapeutica del farmaco nel siero è risultata essere simile a quella per l'epilessia (da 4 a 15 mcg/ml), con un dosaggio giornaliero per via orale variabile da 400 a 2.000 mg/die (Keck et al., 1992a; Ketter et al., 1992).

Stati Misti
La letteratura sperimentale non dispone di studi controllati su popolazioni di soggetti numericamente adeguate mirati a valutare l'efficacia della CBZ nello stato misto. I dati a disposizione sono per lo più presunti da osservazioni retrospettive ed "in aperto" relative all'andamento clinico di tentativi terapeutici finalizzati a ridurre il grado di disforia e la rapida successione di episodi affettivi di diversa polarità

In uno studio retrospettivo Post e coll. (Post et al., 1987) hanno osservato una relazione significativa tra impiego di CBZ e remissione della "mania disforica". Con questa definizione si identificavano stati misti che soddisfacevano i criteri diagnostici per la mania e nei quali concomitavano alcuni elementi depressivi. Dilsaver (Dilsaver and Swann, 1995) ha descritto l'esito positivo del trattamento con CBZ in 2 di 5 pazienti bipolari con un "grave stato misto".

Depressione Maggiore
Tre studi hanno esaminato l'efficacia della CBZ nel trattamento della depressione, unipolare o bipolare.

Nel primo studio (Neumann, 1984) 10 pazienti sono stati trattati con CBZ (n=5) o trimipramina (n=5); entrambi i trattamenti hanno messo in evidenza un effetto antidepressivo marcato, senza differenze significative tra i gruppi a confronto.

Nel secondo studio (Post et al., 1997) il 34% di 35 pazienti affetti da depressione resistente hanno mostrato una marcata risposta antidepressiva alla CBZ. La sostituzione di quest'ultima con il placebo si è in molti casi associata ad una perdita di risposta, inoltre, il tempo di latenza per l'effetto antidepressivo, è stato più lungo rispetto a quello che generalmente si osserva nel trattamento della mania ed è risultato paragonabile a quello degli antidepressivi triciclici. La CBZ ha iniziato a mostrare la propria azione antidepressiva dopo 2-3 settimane dall'inizio del trattamento mentre l'efficacia è risultata essere massima dopo 4-6 settimane.

Nel terzo studio (Small, 1990), i pazienti sono stati trattati in doppio cieco per 4 settimane con litio, CBZ o una combinazione dei 2 farmaci. Il 32% dei pazienti trattati con CBZ ha mostrato un miglioramento da moderato a marcato rispetto al 13% di quelli trattati con i sali di litio.

E' importante sottolineare che uno studio (Kramlinger & Post, 1989) ha indicato che l'efficacia della CBZ può essere incrementata dall'associazione con i sali di litio. Di 15 pazienti affetti da depressione maggiore resistente al trattamento con CBZ in monoterapia, 8 hanno mostrato un miglioramento marcato dopo l'aggiunta del litio. Infine, diverse esperienze in aperto su casi singoli indicano che la CBZ potrebbe essere utile nella depressione resistente (Cullen e coll., 1991).

Profilassi del Disturbo Bipolare
Alcuni studi hanno verificato l'efficacia profilattica della CBZ nel trattamento a lungo termine del disturbo bipolare; da essi è emerso che i 2/3 dei pazienti mostravano un miglioramento significativo dopo 1-2 anni di terapia (Lusznat et al., 1988) (Okuma et al., 1981) (Placidi et al., 1986) (Watkins et al., 1987).

Nell'unico studio controllato (Okuma et al., 1981), il 60% dei pazienti non aveva ricadute a distanza di un anno contro il 22% di coloro che ricevevano il placebo. In altri 4 studi la CBZ è apparsa paragonabile al litio nel prolungare la condizione di stabilità dell'umore. Gli effetti profilattici del farmaco sembrano comunque essere maggiori per la mania che per la depressione.

Sono stati descritti fenomeni di tachifilassi; ad esempio, il 50% di 24 pazienti affetti da disturbi dell'umore refrattari al litio, che avevano mostrato una risposta marcata al trattamento acuto con CBZ e che erano stati seguiti per un periodo medio di 4 anni, mostrava episodi di ricaduta durante il secondo o terzo anno di follow-up nonostante una concentrazione sierica del farmaco adeguata (Post, 1990). Non è tuttavia chiaro se questa apparente perdita di efficacia sia dovuta allo sviluppo di tolleranza o alla progressione della malattia preesistente.

La profilassi nei pazienti con Cicli Rapidi
In uno studio in aperto su pazienti con decorso a cicli rapidi, resistenti al litio, Joyce (Joyce, 1988) ha dimostrato che la CBZ era in grado di ridurre la frequenza delle recidive in circa un terzo dei pazienti che portavano a termine il protocollo terapeutico.

Predittori di risposta
Alcuni fattori indicativi di una scarsa risposta al litio sono stati associati con una risposta favorevole alla CBZ. Questi includono: una maggiore gravità della sintomatologia maniacale, la presenza di cicli rapidi (4 o più cicli in un anno), la presenza di grave disforia o di stato misto, l'assenza di familiarità per disturbo bipolare (Kishimoto et al., 1983) (McElroy et al., 1992) (Post et al., 1987; Post et al., 1997).

Altri studi indicano che una una frequenza ridotta di episodi affettivi (Post, 1990) e una gravità minore della mania (Small et al., 1991) si correlerebbero con una risposta favorevole alla CBZ. Fattori non associati alla risposta antimaniacale alla CBZ includono: la presenza di sintomi psicotici e la risposta ad altri antiepilettici. Per esempio, i pazienti in fase maniacale che non rispondono al valproato spesso rispondono alla CBZ (Post et al., 1984).

In uno studio clinico (Post et al., 1984; Post et al., 1987) i fattori associati ad una risposta antidepressiva alla CBZ sono risultati essere: una depressione più grave al momento del trattamento, una storia di episodi depressivi numerosi e una minore cronicità. Nella stessa ricerca, i pazienti con riduzione della funzionalità tiroidea (riduzione T4), hanno mostrato una risposta migliore; analogamente, risultati migliori si osservavano nei pazienti bipolari rispetto agli unipolari.


Regime S.S.N. CONCEDIB.ESENTE

Classe A Tipo Ricetta RR - RIPETIBILE


Tratto da QUI

Riferimenti bibliografici

Ballenger, J. C., Post, R. M., 1978.
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Tolep

Tolep((Oxcarbazepina (OXC)) è un nuovo farmaco antiepilettico(2002).  L'oxcarbazepina non è una benzodiazepina, ma una dibenzoazepina derivata dalla carbamazepina (Tegretol)ma con un migliore profilo di tollerabilità e maneggevolezza . Una struttura quindi molto vicina agli antidepressivi triciclci, che nulla a che fare con le benzodiazepine.

Trovate un articolo abbastanza completo su questo farmaco Qui 

 

 

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Lamictal

Lamictal, o lamotrigina, un farmaco anti-epilettico che è stato prescritto per il trattamento di crisi epilettiche per circa 10 anni. In aggiunta al suo effetto come stabilizzatore dell'umore il Lamictal ha effetti antidepressivi e viene prescritto per pazienti bipolari.

 La Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha approvato alla fine di giugno 2003 la Lamotrigina (Lamictal) per il trattamento di mantenimento a lungo termine dei pazienti adulti con disturbo bipolare di tipo I, malattia psichiatrica caratterizzata da uno o più episodi maniacali accompagnati da episodi depressivi maggiori. Fino ad allora approvata solo come antiepilettico, la Lamotrigina è risultata efficace nell'allungare l'intervallo di tempo tra gli episodi depressivi, come dimostrato da uno studio (Arch Gen Psych 2003;60:392-400).
Meno consistenti invece sono apparsi i risultati relativi all'efficacia del farmaco nel ritardare la comparsa degli episodi maniacali, ipomaniacali o misti.
La Lamotrigina è il secondo farmaco, dopo il Litio approvato nel 1970, indicato dalla FDA per il trattamento di mantenimento del disturbo bipolare I.
Lamictal , come la Fenitoina ( Dintoina ), Etosuccimide ( Zarontin ), Carbamazepina ( Tegretol ), Oxcarbazepina ( Tolep ), Gabapentin ( Neurontin ), Valproato di Sodio ( Depakin )e Pregabalin ( Lyrica ) sono tutti associati a basso rischio di depressione ( < 1% ), ed alcuni di questi farmaci antiepilettici appaiono avere un effetto positivo sull'umore.
Può influenzare negativamente l'umore ed il comportamento mediante differenti meccanismi: potenziamento della neurotrasmissione GABA, deficienza di folato, interazioni farmacodinamiche con altri farmaci antiepilettici nei regimi politerapici.

Per raggiungere la dose di mantenimento di Lamictal possono passare diverse settimane o addirittura mesi . Ci sono 2 motivi. In primo luogo, è necessario iniziare il trattamento con una dose bassa di Lamictal e aumentare lentamente la dose per un certo numero di settimane per diminuire il rischio di rash cutaneo, inclusi rash gravi. In secondo luogo, il diritto di dosaggio dei farmaci varia da persona a persona.
Aumentando lentamente la dose ci si assicurerà che si sta assumendo il più basso dosaggio di lamictal che è efficace.
Gli effetti indesiderati più comuni con Lamictal includono vertigini, mal di testa, visione sfuocata o doppia, la mancanza di coordinamento, sonnolenza, nausea, vomito, insonnia, ed eruzioni cutanee.

 

 

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Lyrica

 Lyrica (ha come principio attivo una nuova molecola di     sintesi, il PREGABALIN)

 

 

Proprietà farmacologiche-Il pregabalin è un analogo dell'acido gamma-aminobutirrico (GABA), il principale neurotrasmettitore cerebrale con funzione inibitoria. Il farmaco, che ha una struttura simile alla gabapentina, si lega alla subunità alfa2-delta dei canali del calcio voltaggio-dipendenti del sistema nervoso centrale riducendo la depolarizzazione indotta dall'entrata del calcio nelle cellule con conseguente modulazione nel rilascio di neurotrasmettitori quali glutammato, noradrenalina e sostanza P1.
Appartiene alla categoria dei farmaci antiepilettici.
Indicazioni  registrate

Trattamento del dolore neuropatico periferico negli adulti.

Terapia aggiuntiva negli adulti con attacchi epilettici parziali in presenza o in assenza di generalizzazione secondaria.

Trattamento del disturbo d'ansia generalizzata negli adulti.

 

Effetti indesiderati -Negli oltre 8.000 pazienti trattati con pregabalin, gli effetti indesiderati più frequenti sono stati i giramenti di testa (29%) e la sonnolenza (23%), che hanno comportato un aumento di lesioni accidentali (cadute). Altri eventi avversi che hanno avuto una incidenza statisticamente superiore al placebo sono stati xerostomia (9%), spossatezza (7%), offuscamento della vista e diplopia (6%), edemi periferici (6%, soprattutto nei pazienti anziani con neuropatia periferica), disturbi dell'attenzione (6%), aumento di peso (6%), stitichezza (5%), atassia (5%), incoordinazione motoria (4%), euforia (4%), amnesia (3%), confusione (3%) e tremori (2%).

Tratto da: Informazioni sui farmaci

Essendo il lyrica un farmaco registrato nel 2005 (soprattutto per il dolore neuropatico cronico), la letteratura ad esso inerente come stabilizzatore dell'umore ,è ancora alquanto  ridotta.

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Come altri farmaci, appartenenti alla stessa categoria, il lyrica è un farmaco impiegato per proprietà stabilizzanti dell'umore e anti-ansiose (ansia generalizzata).

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Il Pregabalin si lega a livello dei canali del calcio nei tessuti del sistema nervoso centrale ed agisce come un modulatore presinaptico dell’eccessivo rilascio di diversi neurotrasmettitori eccitatori nei neuroni ipereccitati.

Al dosaggio compreso tra 300 e 600mg/die è risultato superiore al placebo e comparabile al Lorazepam ( Tavor ) 6mg/die, Alprazolam ( Xanax ) 1.5mg/die e Venlafaxina ( Effexor/Efexor ) 75mg/die nel migliorare i sintomi ansiosi e depressivi nei pazienti con disturbo d’ansia generalizzato in forma moderato-grave.

Rispetto all’Alprazolam e alla Venlafaxina, l’inizio dell’attività ansiolitica da parte del Gabapentin è rapido, già evidente dopo 1 settimana. Inoltre, il Pregabalin ( dosaggio iniziale 450mg/die ) è efficace nella prevenzione delle recidive di disturbo d’ansia generalizzato nell’arco di 34 settimane. Il Pregabalin è risultato ben tollerato durante la fase di aumento del dosaggio ( fino ad un massimo di 600mg/die ) in 7 giorni. Capogiri, sonnolenza sono i più comuni effetti indesiderati osservati.

Frampton JE, Foster RH, CNS Drugs 2006; 20: 685-693

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Qui  potete trovare alcuni commenti in un forum ( Lyrica for Depression: inglese...ma già dal traduttore di Google si può intuire il senso)

 

 

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Nota CUF

nota 4:

classe a pazienti con dolore grave e persistente dovuto a: -nevralgia post-erpetica correl.a herpes zoster; -neuropatia assoc. a malattia neoplast. docum.(gabapentin,pregabalin); -neuropatia diabet.docum.(duloxetina,gabapentin,pregabalin)/rimborsato ssn anche per restanti indicazioni  autoriz.

 

 

 

                                                                                                        25 Gennaio 2010