I disturbi bipolari, una galassia ancora non del tutto esplorata 

 

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INTRODUZIONE
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A tutt'oggi non sono note le cause del Disturbo Bipolare ma solo ciò che lo caratterizza.

Usiamo la parola "depressione" per indicare troppe cose diverse. Nei vari articoli è citata la cosiddetta "depressione unipolare" in contrapposizione alla ricaduta depressiva del disturbo bipolare (quel disturbo a causa del quale il soggetto alterna periodi depressivi a periodi euforici o comunque di accelerazione), ed è vero che distinguere grossolanamente fra queste due forme è fondamentale ai fini di una corretta terapia.
Ma non basta. La valutazione del disturbo va fatta anche su altri parametri, fra cui uno che viene spesso sottovalutato, ossia il temperamento di base dell'individuo, perché è quell'aspetto della personalità di ognuno di noi che ha radici nella genetica e nel nostro modo di reagire anche biologicamente a fattori esterni, compresi i farmaci che ci mettiamo in corpo.
Nel disturbo bipolare il rapporto medico-paziente riveste un'importanza sicuramente maggiore rispetto alle altre specialità mediche, nelle quali questo rapporto è mediato principalmente dalle indagini strumentali. Lo psichiatra deve seguire una pratica eclettica e multimodale che tenga conto, oltre che della malattia, anche della personalità del soggetto e del contesto culturale in cui vive, al fine di ottimizzare il progetto terapeutico.
Nella pratica quotidiana è più adeguato parlare di un allargato concetto dell'assistenza, in cui si associ l'approccio biologico a quello psicosociale. Ciò permette sia di controllare le fasi acute e ridurre il numero degli episodi di malattia, che di aumentare l'insight, migliorare la compliance al trattamento, combattere l'esclusione sociale ed il deterioramento del ruolo.
La cura farmacologica in combinazione con gli altri trattamenti disponibili, come la riabilitazione sociale e le psicoterapie è di importanza fondamentale.

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Il “disturbo bipolare”, un’entità clinica che solo negli ultimi anni ha cominciato a ricevere la giusta attenzione e un inquadramento diagnostico e delle strategie di approccio e di comprensione psicologica soddisfacenti. Molto semplicemente, il disturbo bipolare è un disturbo dell’umore che dà luogo a periodiche oscillazioni, più o meno repentine, nel senso della depressione o dell’euforia. Queste oscillazioni possono raggiungere livelli di criticità estrema in episodi a carattere acuto estremamente pericolosi soprattutto per l’incolumità dei pazienti (nelle crisi depressive) o per il lavoro o il patrimonio (nelle crisi di euforia). . Ciò che si può sottolineare in questa introduzione è però cosa è cambiato nella cultura medica e specialistica più aggiornata negli ultimi anni e cosa dovrebbe ancora cambiare per raggiungere realistici standard di qualità. Innanzitutto è diversa l’attenzione che si dà a questo disturbo: ancora pochi anni fa la diagnosi di disturbo bipolare arrivava con almeno 10 anni di ritardo rispetto al primo episodio. Le diagnosi si confondevano e venivano troppo spesso sostituite da altre, più tradizionali e forse apparentemente più facili, come “depressione” o “mania” considerate separatamente e non come manifestazioni di un unico disturbo, ma anche con diagnosi di “schizofrenia” o “abuso di sostanze”. Ora l’attenzione è decisamente maggiore. In secondo luogo, gli episodi venivano considerati separatamente dal percorso di vita della persona e dalla sua storia come fatti a sé, indipendenti da ogni altro fattore (personalità, temperamento, stress, condizioni ambientali).

 Ne conseguiva una sorta di “cultura della crisi” come se l’unico obiettivo sensato da raggiungere non fosse altro che la risoluzione urgente e la più rapida possibile, del periodo di acuzie senza alcuna attenzione a ciò che accadeva tra una crisi e l’altra, sospendendo ogni forma di terapia psicologica o farmacologica alla conclusione di ogni episodio. Sappiamo ora che non è proprio così, che anzi questi comportamenti sono del tutto erronei così come i loro presupposti e che interventi tanto parziali possono provocare più danno della crisi stessa. Ora si guarda con molta più attenzione alla storia della persona e si cerca di individuare il prima possibile l’esordio del disturbo per meglio chiarirsi i dubbi diagnostici, si tiene poi in gran valore il decorso del disturbo e si interviene sulle possibilità di prevenire altri episodi essendo sostanzialmente questo l’obiettivo principale della cura. Contemporaneamente, non ci si limita più a considerare il lato esclusivamente biologico della questione ma si insiste come mai prima sull’educazione dei 'pazienti', sulla loro capacità di ottenere anche per via psicologica un ulteriore controllo del disturbo e si estende tale opportunità anche ai familiari. La scoperta dei vantaggi che derivano da una corretta informazione ed eventualmente da un approccio psicoterapico dipende da una constatazione in fin dei conti molto semplice. La stragrande maggioranza delle persone con disturbo bipolare sono, al di fuori delle crisi e quindi nella massima parte della loro vita, persone intelligenti – o anche brillanti – affettive, capaci, disponibili. Insomma, persone piene di qualità che se non fossero così severamente stigmatizzate potrebbero non soltanto ambire a una qualità di vita di molto superiore ma anche essere in grado di realizzarla.

 

Tratto dall'Introduzione dell'Edizione Italaliana del libro di David Miklowitz-Il disturbo bipolare-Ed. Fioriti.

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Tratteremo in successivi articoli le 'tecniche ' che possono aiutare a ridurre le variazioni di umore e gli stress che a volte portano ad episodi più severi.
E' fondamentale l'informazione sui sintomi, sul decorso e sul trattamento della malattia ( persone adeguatamente informate, possono gestire al meglio una patologia cronica con un decorso così singolare) e sull'insegnamento di strategie di comunicazione per il miglioramento delle competenze della famiglia nella gestione dello stress generato dalla malattia.
Le malattie mentali sono ancora le uniche che piuttosto che suscitare comprensione, partecipazione e solidarietà creano diffidenza e timore. Un episodio depressivo di lunga durata e maggiormente un episodio maniacale, comportano per la persona la perdita della stima dei colleghi, un'interruzione della carriera lavorativa e la formulazione di un giudizio di inaffidabilità da parte dei familiari.
Cessato l'episodio, la maggiore difficoltà a rientrare nella quotidianità, è la reazione della società nei confronti dell'individuo. Si tratta di pregiudizi basati sull'esperienza di secoli e difficilmente modificabili, in quanto ormai radicati nel modo di pensare della popolazione.
Un obiettivo basilare è il superamento dello Stigma che la nostra società continua ad imprimere indelebilmente ai pazienti psichiatrici.
In questo sito approfondiremo tematiche quali:

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Ultimo aggiornamento 15 Dicembre 2023